venerdì 3 febbraio 2017

Ostetrica o Ginecologo? Ruoli e competenze diverse: facciamo chiarezza!

Aspetto un bambino: da chi mi faccio seguire?

Ostetrica o Ginecologo?
Ginecologo o Ostetrica?

 (immagine tratta dal sito dell'ostetrica Elena Ferrari)



Chiariamo anzitutto una cosa: l'una non sostituisce l'altro, l'uno non sostituisce l'altra.
Sono due figure professionali distinte, con formazione diversa e competenze proprie.

L'ostetrica è specializzata nella fisiologia, il medico è specializzato nella patologia: l'ostetrica compie un percorso formativo incentrato sulla fisiologia, il mantenimento della normalità e la prevenzione della patologia. Il medico segue un percorso formativo incentrato sullo studio e l'approfondimento della patologia, sulla diagnosi e la cura della stessa. La complementarità delle due figure professionali, laddove vi sia il rispetto per le competenze, è proprio qui: la prima agisce nel mantenimento della situazione normale per consultare il secondo quando il quadro clinico si discosta da tale normalità. L'ostetrica non sostituisce il medico così come il medico non (dovrebbe) sostituire l'ostetrica...semplice, no?

E lo dice anzitutto la legge italiana laddove ha stabilito le competenze professionali di ciascuna figura sanitaria attraverso i profili professionali.
Poi lo hanno detto le Linee Guida OMS e quindi quelle internazionalmente accreditate del Nice, nonché quelle italiane redatte dall'Istituto Superiore di Sanità.

Di certo non è il frutto del lavoro di un gruppo di estremisti né è dettato da interessi economici.
Piuttosto il prodotto di osservazioni statistiche, scientifiche e metanalizzate (cit.) che rivelano quanto la medicalizzazione stessa possa essere talvolta la radice dell'insorgenza delle patologie stesse quando queste non esistevano.
E il motivo è scritto sopra: mentre l'ostetrica per formazione e competenze agisce nella fisiologia, il medico per gli stessi motivi agisce nella patologia, con una visione quindi più orientata verso la stessa attraverso un numero maggiore ma talvolta clinicamente immotivato di analisi chimiche e strumentali ed integrazioni o interventi che anziché prevenire complicano una situazione di per sé normale.

Che significa in sostanza?
Che potete fidarvi ad affidarvi all'accompagnamento dell'ostetrica in gravidanza, di una brava e competente ostetrica che sia adeguatamente formata ed umile: formata per riconoscere e mantenere la fisiologia e umile per riconoscere ciò che vi si discosta e chiamare a collaborare il medico.

Buona Scelta a tutte!






lunedì 9 gennaio 2017

In gravidanza per mano alla TUA ostetrica


"Alle donne con gravidanza fisiologica deve essere offerto il modello assistenziale basato sulla presa in carico da parte dell’ostetrica/o. In collaborazione con l’ostetrica/o, il medico di medicina generale, i consultori e le altre strutture territoriali costituiscono la rete di assistenza integrata alla donna in gravidanza. Questo modello prevede, in presenza di complicazioni, il coinvolgimento di medici specializzati in ostetricia e di altri specialisti." (Linee Guida ISS Gravidanza Fisiologica 2011)




La linea Guida sopracitata è quella italiana redatta dal gruppo di lavoro dell'Istituto Superiore di Sanità, consultabile sotto forma di pdf direttamente cliccando qui e scorrendo il testo fino a pagina 40. Le evidenze scientifiche a sostegno di questa particolare raccomandazione sono quelle pubblicate dalla Cochrane, la cui mission è proprio "promuovere la presa di decisioni inerenti la salute basate sull'informazione e sulle evidenze, elaborando revisioni sistematiche, accessibili, di rilievo e di alta qualità e altre prove di ricerca sintetiche".

Ma perché preferire l'Ostetrica?
E cosa significa scegliere un'Ostetrica con cui condividere il percorso della gravidanza?

Le evidenze scientifiche sono punti fermi, ma per arrivare al cuore e al pensiero delle future Mamme più di tutto sono importanti le parole e le testimonianze delle Mamme stesse che hanno scelto il percorso insieme all'Ostetrica per la propria gravidanza!

"Un'ostetrica in gravidanza è colei che ti segue come una professionista, ti ascolta come un'amica e ti coccola come una mamma." 
Valentina mamma di Ettore 


"E' la forza ed il coraggio...la riscoperta delle mie possibilità...tutto l'amore del mondo concretizzato" 

Katia mamma di Isabel e Alexander

"L'ostetrica mi ha fatta sentire sicura di me stessa, il giorno del parto ero serena perché sapevo che sarei riuscita, me lo aveva detto lei..."

Elisa mamma di Filippo

"Essere seguite da un'ostetrica consente di creare uno spazio sicuro, caldo e confortevole in cui vivere l'attesa"

Daniela mamma di Mattia e Andrea

"La gravidanza è come entrare in un mondo nuovo attraverso un passaggio segreto e avere una guida lungo la strada è quello di cui ho sentito il bisogno e l'ho trovata nell'ostetrica"

Anna

"L'ostetrica, a patto che sia scelta con l'istinto, rappresenta una forma di confidenza. libertà e costante supporto ineguagliabili"

Ilaria mamma di Pietro e Anna

"Ne ho avuto davvero bisogno...di una voce che rispettasse il mio timore ed il mio dolore e condividesse la mia gioia. Di una professionista che sciogliesse i miei dubbi e riportasse il sorriso quando saliva il buio...che mi chiedesse come il mio cuore stesse affrontando questo percorso...con il sorriso sempre con un pensiero positivo..."

Marzia mamma di Matteo

"Per me significa non essere soltanto un parametro da controllare, una misura da prendere o una serie di analisi da fare, ma essere soprattutto al centro dell'attenzione di una donna alla quale importa capire come mi senta e di cosa abbia bisogno; significa essere accompagnata per mano a uno degli appuntamenti più importanti della mia vita", racconta Silvia, mamma di Samuele nato in casa, e in attesa del fratellino. Elisa mamma di Filippo aggiunge: "L'ostetrica prende in carico la "diade" (mamma/bimbo ndr) senza escludere quegli aspetti della gravidanza importantissimi ma non "misurabili" scientificamente!".
I controlli clinici infatti sono importanti, e nulla verrà lasciato al caso poiché l'Ostetrica possiede gli strumenti e le capacità per valutare l'andamento della gravidanza a garanzia del benessere di Mamma e Nascituro, ma è essenziale sentirsi parte di una visione più ampia che tenga conto anzitutto della Donna come Persona e dei suoi bisogni. Una Donna in salute, non soltanto fisica, è il requisito primario per un Bambino in salute!
Ilaria, alla sua terza gravidanza, già mamma di Giulia e Alessio, infatti spiega: "Farmi seguire da un'ostetrica per la mia terza gravidanza è stata una scelta consapevole maturata nel corso della seconda. E' sentirsi coccolate, rispettate e riconosciute come persone ancor prima che come "pazienti". E' come andare a trovare un'amica e chiacchierare." e Stefania, mamma di Anna e di Riccardo e Pietro conferma: "Ha significato sentirmi rispettata, sia come mamma che come donna, sentirmi coccolata e ascoltata"...
Anche Francesca, mamma di Pietro ed Ettore, nato in casa, sottolinea questo aspetto della relazione donna/ostetrica: "L'Ostetrica è la donna che ti scegli, che vuoi possa essere protettrice e narratrice di questo passo a due! Sempre con te! Come una sorella, un'amica, una professionista!".
Con l'Ostetrica si parla, senza timore di fare una domanda o sollevare un dubbio, senza paura di chiedere una spiegazione. Si può confidare una paura o una preoccupazione, senza paura del giudizio, come spiega Ilaria, mamma di Giovanni "Avere un'ostetrica che ti accompagna significa non sentirsi sola, significa poter esporre i propri dubbi e sentirsi rispondere con la professionalità e il cuore, significa vivere la propria gravidanza come un dono e non come una malattia".
Conferma infatti Eleonora, mamma di Damiano nato in casa e in attesa di una sorellina: "l'ostetrica non segue solo la crescita del bambino che porti in grembo, con rispetto e senza visite eccessive, ma segue anche te come donna e come madre, impara a conoscerti e ad essere un'amica. Lei ti chiede come stai e cosa provi, le tue sensazioni e le tue emozioni e ne parla serenamente insieme a te. Io volevo una compagna di viaggio e l'ho trovata!" e anche Daniela, mamma di Mattia e Andrea parla di "umanità, familiarità, dialogo e consapevolezza"!
Anna, alla sua prima gravidanza, sottolinea quindi l'importanza del rapporto di fiducia che si crea tra donna e ostetrica: "sapere che puoi contare e fidarti di qualcuno che conosci e che ti conosce nei momenti più belli ma anche difficili della vita di donna mi rende serena."
Valeria, mamma di Giacomo, mette in luce il ruolo che la sua ostetrica/compagna di viaggio ha avuto come facilitatrice del rapporto Mamma/Bimbo: "l'ostetrica mi ha accompagnata a scoprire l'intimità della relazione con il mio bimbo, il suo essere persona e non qualcosa di pertinenza del mondo medico, come una malattia." e del rapporto col suo io profondo, portatore di vita: "Mi ha permesso di connettermi con il mio potere femminile, ancestrale, di creare, dare alla luce. La gravidanza per me è stato un momento meraviglioso tra poesia e stupore, magia e consapevolezza, crescita e ascolto, paura e scoperta." confermando ancora una volta il ruolo essenziale dell'ascolto: "non si è limitata a darmi informazioni mediche specialistiche, anche ma soprattutto ci ha ascoltati, e tramandato un sapere che è solo così, narrato e dettato dal sentire. Mi ha confortata e spronata, per farmi sentire sicura."
Ascolto che insieme a Rispetto sono le parole scelte da Sara, futura mamma alla prima gravidanza, per motivare la propria scelta: "L'essere stati accolti nell'ascolto della propria storia passata e nel rispetto del percorso presente e futuro del diventare genitori", così come da Stefania, quando racconta della gravidanza dei suoi gemelli: "E' stato un percorso caratterizzato dal piacere della lentezza, ho imparato ad ascoltarmi, ad ascoltare il mio corpo, a conoscere e riconoscere i miei piccoli..." e da Mirena, mamma di Marco e in attesa della sorellina: "Mi sono sentita più rispettata e sicura di aver fatto tutte le scelte giuste!"
Anche Elisa, mamma di Filippo, parla del ruolo di ascolto e di facilitatrice della sua ostetrica: "Mentre percorrevo la strada che mi portava allo studio dell'ostetrica i miei pensieri erano sempre molto sereni e felici. Sapevo che di lì a poco la mia ostetrica mi avrebbe aiutata a prendere contatto, o a farlo al meglio, col mio bambino. Attraverso il tatto, lei come professionista e poi io come mamma, accarezzavo il corpo del mio piccolo attraverso il pancione. Mese dopo mese diventavo sempre più cosciente dei suoi movimenti e verso la metà della gravidanza, percorrendo il viale alberato della via che mi conduceva dall'ostetrica scommettevo sulla sua posizione. Io lo sapevo, il controllo era solo la conferma della professionista."
Valentina, mamma di Riccardo, che ha trascorso tutto il travaglio nell'intimità di casa con le Ostetriche, sottolinea l'importanza della continuità assistenziale, uno dei motivi per cui per la seconda gravidanza ha scelto il percorso con l'ostetrica fin da subito: "Mi ha dato molta tranquillità sapere che siete rintracciabili per un dubbio al telefono e sempre disponibili all'ascolto (...) io vorrei fare come l'altra volta con il vostro supporto in travaglio e parto...e ho pensato di dare più continuità partendo dall'inizio." Anche Paola per la sua seconda gravidanza ha scelto di essere affiancata dall'ostetrica per investire sull'importanza della continuità: "in mezzo a tante incertezze la certezza di avere a fianco chi volevo io...in buona parte dei racconti di parto ti senti dire dipende chi trovi...beh se si può, perché non scegliere?". La scelta è un altro aspetto essenziale, strettamente legato alla continuità assistenziale, di cui parla anche Luana, mamma di Hera nata in casa: "Come ad un matrimonio si scelgono il luogo, le persone, l'abito, il cibo e il tipo di servizio, perché non farlo anche per la nascita di un figlio?"
Valentina racconta poi quanto sia stata importante anche la garanzia di un percorso meno medicalizzato: "tranquillizzate di più...senza fare mille esami inutili. Penso che ogni esame non necessario sia fonte di stress.." , come confermano Emma, che per la sua terza gravidanza ha scelto di essere seguita dall'ostetrica: "E' scegliere un approccio slow e naturale a me mamma e alla mia pancia; è diventare consapevole e non delegare passivamente. E' scegliere di essere solo una mamma (spesso fragile!) in attesa e non una paziente" e Luana: "Ho scelto di farmi seguire dall'ostetrica perché sapevo essere la figura più adatta ad assecondare il volere delle donne con il rispetto dei tempi del bambino e della madre".
Il percorso è infatti completamente personalizzato e cucito sulla singola persona, sui suoi vissuti e sulla sua storia medica e non, mai affrontato in maniera standard, per questo è meno medicalizzato: le analisi e i controlli strumentali vengono ridotti al minimo consigliato per una gravidanza fisiologica e quelli consigliati in più sono sempre giustificati dalla singola situazione clinica. Il tutto con occhio sempre attento a individuare la necessità di un approfondimento anche mediante il coinvolgimento della figura medica (come da Linee Guida). Come spiega Elisa, mamma di Filippo, questo approccio è rassicurante: "Io mi sono sentita molto controllata durante la mia gravidanza da questa figura (l'ostetrica, ndr) che sapeva selezionare le informazioni che mi riguardavano ed eventualmente indirizzarmi allo specialista."

...concludendo...che cosa significa scegliere la propria Ostetrica?


 Vuol dire sentirsi al centro, rispettate ed ascoltate, protagoniste dell' evento e parte di una visione ampia, sostenute per mano da una figura professionale e amica che faciliti il rapporto con se stesse e il nascituro con continuità senza perdere di vista la salute di Madre e Bambino e in piena sicurezza...

Nell'augurare a tutte le Future Mamme Buona Scelta e Buon Percorso,
ringrazio le Mamme che hanno contribuito con le loro testimonianze:
Valentina, Katia, Elisa, Daniela, Anna, Ilaria, Marzia, Silvia, Ilaria, Stefania, Francesca, Ilaria, Eleonora, Valeria, Mirena, Valentina, Paola e Luana ❤❤❤




giovedì 5 gennaio 2017

Linee Guida queste sconosciute

Come definire una Linea Guida?

L'Institute of Medicine nel 1990 definisce le Linee Guida per la pratica clinica come "raccomandazioni sviluppate in modo sistematico per assistere medici e pazienti nelle decisioni sulla gestione appropriata di specifiche condizioni cliniche" , nel 2011 lo stesso IOM a seguito dell'evoluzione nello sviluppo delle linee guida stesse le ridefinisce come "documenti che includono raccomandazioni finalizzate a ottimizzare l'assistenza al paziente fondate su una revisione sistematica delle prove di efficacia e su una valutazione di benefici e danni di opzioni assistenziali alternative" (fonte SaPeRiDoc).

Sempre citando la stessa fonte vediamo che per essere valide, tra le altre cose le Linee Guida devono:
  • essere basate su una revisione sistematica delle prove di efficacia disponibili;
  • essere sviluppate da un autorevole gruppo multidisciplinare di esperti e rappresentanti dei principali gruppi interessati;
  • essere riconsiderate e aggiornate, se necessario, quando nuove rilevanti prove di efficacia giustifichino modifiche delle raccomandazioni.
Non sono protocolli. Sono indicazioni formulate su prove di efficacia, utili a suggerire la via migliore da seguire. Ovviamente migliore per il "paziente", non per il sanitario.
Quanti sanitari realmente le conoscono? Quanti le seguono?

Proviamo a fare un parallelo per quanto riguarda ciò che avviene mediamente circa alcune delle pratiche assistenziali  tipiche della gravidanza fisiologica per capirlo meglio...

         Indicazioni delle Linee Guida                        vs                                    Realtà

 "Alle donne con gravidanza fisiologica deve                   Presa in carico da parte del medico
essere offerto il modello assistenziale basato                    ginecologo. Spesso l'unica collaborazione
sulla presa in carico da parte dell’ostetrica/o.                  con la figura dell'ostetrica avviene per
In collaborazione con l’ostetrica/o, il medico                   quanto riguarda la presa in carico
di medicina generale, i consultori e le altre                      a termine di gravidanza in ospedale presso
strutture territoriali costituiscono la rete di                      l'ambulatorio preposto e quindi durante
assistenza integrata alla donna in gravidanza.                 travaglio, parto e post-parto sempre in
Questo modello prevede, in presenza di                            ambito ospedaliero. In casi meno frequenti
complicazioni, il coinvolgimento di medici                        avviene la presa in carico da parte di
specializzati in ostetricia e di altri specialisti."                 un'ostetrica consultoriale durante la
(cit. LG Gravidanza Fisiologica ISS 2011)                        gravidanza.

 "La distanza fondo uterino-sinfisi pubica deve               In caso di gravidanza seguita dal medico (la
essere misurata e registrata a ogni visita prenatale          maggior parte) non viene utilizzata la
dopo le 24+0 settimane di età gestazionale.                      misurazione della distanza fondo uterino-
 Nelle donne in gravidanza a basso rischio non                sinfisi pubica bensì l'ecografia di routine
sono raccomandate né la stima ultrasonica delle              da inizio gravidanza fino al termine ad ogni
dimensioni fetali in feti sospetti di essere grandi               bilancio di salute mensile anche in assenza
per l’età gestazionale né valutazioni Doppler di                di specifica indicazione.
routine. Le prove di efficacia non rilevano benefici
derivanti dalla esecuzione di un’ecografia di routine
dopo 24 settimane in donne in cui non sia stata
identificata una specifica indicazione."
(cit.LG Gravidanza Fisiologica ISS 2011)

 "I professionisti devono offrire alle donne in                   Nella maggior parte dei casi viene offerto
gravidanza lo screening dell’anemia.                              lo screening dell'anemia ogni mese e la
Gli esami devono essere effettuati precocemente,            terapia con ferro a discrezione del medico
al primo appuntamento; successivamente devono           spesso non appena i livelli scendono
essere ripetuti a 28 settimane per disporre di un             sotto i livelli di normalità indicati sul
tempo adeguato per il trattamento, se necessario,            referto del laboratorio analisi senza tener
e a 33-37 settimane.                                                           conto che si riferiscono alla donna non in
Devono essere indagati i casi di livelli di                          stato di gravidanza e quindi senza tener in
emoglobina inferiori al normale per l’epoca di                considerazione la normale emodiluizione
gravidanza (<11 g/100 mL nel primo trimestre                legata alla gravidanza stessa.
e <10,5 g/100 mL da 28 settimane); in questi casi,           Spesso viene consigliata l'implementazione
se indicata, deve essere prescritta la terapia                     di ferro senza informare la donna circa
opportuna, fornendo alle donne informazioni sui              i possibili effetti collaterali e senza fornire
possibili effetti collaterali."                                                precedentemente consigli circa
(cit. LG Gravidanza Fisiologica ISS 2011)                        l'alimentazione.

 "Alle donne con gravidanza non complicata deve            Mediamente i protocolli ospedalieri
essere offerta l’opportunità di partorire                            prevedono l'induzione del parto a
spontaneamente.  Per evitare i rischi legati alla               41+3 settimane a prescindere dai risultati
prosecuzione della gravidanza, l’induzione del parto      dei test di sorveglianza fetale e troppo
deve essere offerta a tutte le donne con gravidanza         spesso l'informazione fornita ai genitori
non complicata da 41+0 a 42+0 settimane di età             assume toni tendenzialmente terroristici
gestazionale.                                                                       circa le possibili conseguenze inerenti
Il momento in cui effettuare l’induzione del parto            il rifiuto dell'induzione e il proseguimento
deve tener conto delle preferenze della donna,                 della gravidanza. Troppo di rado inoltre
dei risultati dei test di sorveglianza fetale adottati            viene eseguita una precisa datazione della
e del contesto assistenziale. I professionisti che                 gravidanza che tenga conto del presunto
assistono la donna in gravidanza devono rispettare          concepimento indicato dalla coppia, dei
la scelta della donna di non effettuare l’induzione           cicli di quella donna precedenti il
del parto e, da quel momento in poi, condividere               concepimento e della datazione indicata
con lei le opzioni assistenziali. Alle donne che a                dall'ecografia del I° trimestre, tutti
42+0 settimane di età gestazionale rifiutano                      indicatori utili ad individuare con maggior
l’induzione al parto deve essere offerto un                          precisione la data presunta per il parto.
monitoraggio più frequente, consistente nella                     Troppo spesso vengono effettuate
cardiotocografia almeno due volte a settimana                   ridatazioni sulla base di ecografie
abbinata a una stima ecografica della massima tasca         effettuate dopo il primo trimestre e quindi
di liquido amniotico."                                                           non più precise in tal senso.
(cit. LG Gravidanza Fisiologica ISS 2011)

Questi sono solamente alcuni esempi che ho voluto mettere in luce, ma sono certa che chiunque abbia voglia di scorrere queste Linee Guida, così come quelle per il taglio cesareo o altre disponibili per esempio sulla prevenzione del parto pretermine, scoprirebbe diverse dissonanze tra quanto suggerito dalle prove di efficacia e la pratica clinica mediamente vissuta dalle donne in gravidanza...
Come per l'implementazione del ferro, ad esempio, così troppo spesso vengono prescritti integratori multivitaminici in assenza di alcuna indicazione e in presenza di un'alimentazione variata e normale.
Per non parlare di curve glicemiche prescritte di routine anche in assenza totale di fattori di rischio o della visita vaginale per la valutazione del collo dell'utero eseguita spesso ad ogni bilancio di salute contrariamente a quanto suggerito dalle prove di efficacia e senza tener conto del bilancio tra rischi e benefici...
Il mio intento, come sempre, è quello di suggerire delle riflessioni e di farlo alla luce delle evidenze scientifiche.
Mi auguro che tali riflessioni spingano voi mamme o future mamme che leggete ad approfondire la lettura delle nostre linee guida, disponibili tramite una semplice ricerca su Google, al fine di valutare le proposte che vi vengono più o meno "consigliate" durante la gravidanza con occhio critico e spirito di consapevolezza e di non subire passivamente determinate pratiche cliniche quando non vi è indicazione affinchè vengano effettuate.
Mi auguro anche che ci siano sempre più operatori sanitari aperti alla lettura delle linee guida e al loro utilizzo come valide indicazioni da seguire per la buona pratica clinica a discapito della troppo spesso utilizzata discrezione personale!



mercoledì 2 novembre 2016

Riflessioni su rischio e maternità


"Il senso del rischio sta facendo perdere la maternità alle donne"
cit. Anita Regalia


Condivido con voi le mie riflessioni, liberamente ispirate alla citazione della Dott.ssa Regalia durante il Convegno "Nascere a Casa si può: Noi ci siamo", Milano 29ottobre 2016:
  1. Il "senso del rischio": perché parlare di "senso"?Ovvero il punto di vista della Madre... Fin da bambine cresciamo con l'idea  che partorire porti inevitabilmente con sé dei rischi. Parto e rischi vanno di pari passo nel nostro bagaglio socioculturale, infatti viene spontaneo alla maggior parte delle donne che si affacciano all'idea della maternità rivolgersi ad un medico (specializzato nella patologia). Perché andare dal medico se tutto procede normalmente? Perché "se succedesse qualcosa...": ecco quel "senso del rischio"! Perché mai dovrebbe succedere qualcosa visto che si tratta di una normale funzione biologica comune ad ogni mammifero e che avviene da migliaia di anni con successo? Perché non ci viene lo stesso dubbio sulla capacità, ad esempio, dello stomaco di digerire? Sempre di norma biologica si tratta! E' così forte e radicato dentro di noi quel "se succedesse qualcosa" che non possiamo fare a meno di affidarci ad esami, macchine, farmaci e integratori così da poter mettere la coscienza a posto e non rischiare a posteriori di essere divorate da quel senso di colpa (sempre in agguato) per non aver fatto di tutto per prevenire il rischio...anzi, il senso di rischio!
  2. Il rischio: perché si da per scontata l'esistenza di un rischio di fronte ad una norma biologica?Ovvero il punto di vista del professionista...Partiamo un poco a monte. Partiamo dal momento in cui la crescente cultura della delega ci ha portate definitivamente a metterci nelle mani di qualcun altro. Delegare il proprio stato di salute a terzi implica deresponsabilizzarsi e riversare la responsabilità a questi: quando l'obiettivo viene raggiunto con successo ne lodiamo le capacità e la professionalità, quando invece l'obiettivo viene mancato ne rimarchiamo le negligenze, talvolta con una denuncia! Ma proprio il crescente numero di denunce ha fatto sì che prendesse campo una medicina difensiva (e quindi più aggressiva) che mette al centro il rischio e che organizza il piano assistenziale intorno ad esso e alla sua prevenzione...
  3. Perdere la maternità: da esperienza fisiologicamente prevista dalla norma biologica a meccanicismo, passività, obbligo, trauma, medicalizzazione. Che significa? Una donna "perde la maternità" quando si sente vittima di imposizioni da parte di terzi (siano esse un piano terapeutico o la messa in atto di manovre che forzino o accelerino, nonché la somministrazione di farmaci e terapie). Da mammifero normalmente precostituito per mettere al mondo, essa si sente oggetto della messa in atto di protocolli atti a prevenire un rischio. Ed è proprio in nome di questo rischio che la medicalizzazione prende il posto della biologia. Una madre a cui è stato imposto un parto indotto (in nome di un rischio), è una donna che ha perso la maternità. Così come un'altra a cui è stato imposta una posizione durante il travaglio o il monitoraggio continuo, o la donna a cui viene somministrato un farmaco per accelerare il travaglio o a quella cui è stata negata una legittima richiesta (mangiare, bere, cambiare posizione, assumere una posizione particolare...), hanno perso la maternità...
  4. "Perdere la maternità" vuol dire anche perdere il proprio ruolo biologico di protagonista dell'evento nascita. Ruolo che in parte viene sottratto dal rischio stesso, intorno a cui si svolge e si organizza tutto il piano assistenziale, in parte da coloro i quali si ergono a paladini della prevenzione di tale rischio, mediante tutta una serie di manovre terapeutiche difensive e talvolta aggressive....
  5. "Perdere la maternità" infine vuol dire perdere un'occasione. La maternità infatti può essere un percorso di crescita, maturazione, autodeterminazione, superamento dei propri limiti, acquisizione di coscienza del se e di consapevolezza verso il proprio corpo e i propri strumenti, conoscenza e comunicazione col bambino... Obiettivi che posso raggiungere solamente vivendola da protagonista e non delegando ad altri ciò che biologicamente mi compete!
Siate le protagoniste e non lasciate mai che le decisioni di altri vi scorrano addosso trovandovi passive spettatrici, non perdete l'occasione della maternità!

venerdì 7 ottobre 2016

Chi ha paura del parto a casa? (E perchè?)

Sicuramente molti medici.
Ma anche molti futuri genitori.

Proviamo a capire cosa spaventa e preoccupa rispetto alla scelta di accogliere il proprio bimbo tra le mura di casa propria o in una casa maternità...

Non molto tempo fa, più per "gioco" che seriamente, ho lanciato tramite il mio profilo facebook una specie di sondaggio a risposta aperta proprio per capire cosa le mamme e i papà pensassero del parto a casa.
La maggior parte di chi ha risposto che non partorirebbe a casa ha spiegato di avere paura che possa succedere qualcosa alla madre e soprattutto al bambino, a seguire una discreta percentuale di persone ha spiegato che il problema legato ai costi dell'assistenza sicuramente li inibirebbe nella scelta e infine un altro motivo sembra essere strettamente legato a ciò che penserebbe o pensa chi ruota intorno alla coppia, futuri nonni in particolare, ma anche amiche e medici ginecologi.

Problema dei costi a parte, che comunque quando c'è vera e totale convinzione e determinazione probabilmente può essere gestito e programmato, credo che ad oggi in pochi realmente conoscano come avviane una nascita extraospedaliera, la preparazione che c'è dietro, l'assistenza delle ostetriche e la loro formazione.
Io stessa i primissimi tempi della mia libera professione, fresca di una formazione prettamente ospedaliera e molto ignorante rispetto a ciò che ruota attorno ad una nascita a casa, pensavo che probabilmente potesse essere più rischioso partorire tra le mura domestiche rispetto alla sala parto, salvo poi ricredermi proseguendo con la formazione extrauniversitaria e grazie all'esperienza sul campo.
Molti dei medici che contestano questa scelta, d'altra parte, credo che non abbiano assolutamente un'idea realistica di come si preparino e si svolgano l'assistenza, il travaglio, il parto e il puerperio stessi. Mi chiedo quale immagine richiami loro alla mente il parto a casa: quella dell'antenata  dell'inizio del secolo scorso che non aveva alternative e si affidava al destino o allo Spirito Santo, in condizioni igieniche proibitive, al freddo, senza particolare strumentazione a disposizione della levatrice se non acqua bollente e panni puliti?
E voi che state leggendo e vi sentite parte di quella maggioranza spaventata dai possibili rischi, quale immagine avete?

Partiamo dal presupposto che nessuna di noi ostetriche ambisce a finire dietro le sbarre. Uno dei nostri obiettivi primari è proprio la sicurezza di Madre e Bambino. Però assistiamo (quando le condizioni ci rassicurano, altrimenti no) le nascite a casa. Questo significa che crediamo non esistano rischi che non siano praticamente assimilabili a quelli ospedalieri, e le evidenze scientifiche attualmente a nostra disposizione ci vengono in supporto.
E poi naturalmente crediamo anche in tanto altro: nell'importanza della continuità assistenziale, della relazione One-to-One tra Donna e Ostetrica, in un'assistenza cucita su misura, nel rispetto di tempi e necessità individuali, nell'importanza del diritto di scelta della Donna...

Ecco che nasce nel 1981 l' Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, che ci unisce e riunisce nella condivisione di obiettivi comuni, di Linee Guida e di una formazione sempre in aggiornamento, assicurandoci il confronto costruttivo e la possibilità di crescita professionale a garanzia di serietà e sicurezza sempre maggiore per le Famiglie che ci scelgono.


Questo è un anno importante per l'Associazione, perché il 29 OTTOBRE si svolgerà il Convegno Nazionale NASCERE IN CASA SI PUO', NOI CI SIAMO, un'occasione imperdibile per informarvi sotto ogni aspetto, rassicurarvi (speriamo), sciogliere dubbi e domande.
Tutto ciò che riguarda il parto in casa, dalla scelta alla selezione, dall'assistenza fino alla gestione degli imprevisti, ma anche agli aspetti logistici, verrà affrontato da parte dei gruppi regionali delle ostetriche associate, perché non vogliamo che nulla venga lasciato al caso, vero punto di partenza per una scelta consapevole!


Vi aspettiamo mi raccomando ;-)



mercoledì 28 settembre 2016

IL SENO: nutrizione, risposta, relazione...dipendenza? Riflessioni sull'allattamento prolungato quando la mamma "non ne può più"

Siamo alla vigilia della SAM 2016, la Settimana Mondiale dell'Allattamento, e ho voglia di mettere giù alcune riflessioni che da un po di tempo a questa parte mi frullano nella testa e vorrei condividere con chi avrà voglia di leggerle.

Le neomamme ci chiedono spesso aiuto e sostegno nell'intraprendere e avviare al meglio l'allattamento al seno o accompagnarle attraverso una cultura che preferisca l'alto contatto, il contenimento del neonato, il portarlo addosso e il dormire con lui.
Oggi però veniamo chiamate (magari da quelle stesse madri) anche per aiutarle a smettere o diminuire il ritmo con cui i figli chiedono il seno perché i bimbi sono grandi e non accennano a staccarsi quanto piuttosto a continuare un allattamento a richiesta che per esse alla lunga diviene talvolta "soffocante" e percepito come una carenza di libertà e tempo per se o addirittura una dipendenza !
Oggi (magari quelle stesse madri) ci chiamano per aiutarle a gestire un bambino percepito come molto dipendente da loro, che vuol stare solo in braccio, che magari non accetta nessun altro, dorme solo con loro e piange non appena esse si allontanano o non appena viene avvicinato o affidato ad altre persone...
Oggi tante, sempre più mamme, si sfogano nei gruppi sui social dove esprimono fatica, frustrazione e talvolta senso di soffocamento di fronte ad un rapporto che le vede a totale disposizione affettiva e nutrizionale del proprio bambino, tanto da chiedere conferma sul proprio agire o addirittura chiedere come fare per "alleggerire" tale rapporto!

Non vale per tutte le madri e tutti i bambini, questo sia chiaro.
Né mi permetterei di criticare la teoria dell'attaccamento né il valore dell'allattamento, anche di un bimbo più grande, che invece sostengo a spada tratta!

Si tratta di riflessioni....che sta succedendo?

Parlare di allattamento a richiesta ad esempio ha una certa valenza se pensiamo al neonato e al bambino fino allo svezzamento, mentre ne ha tutt'altra se pensiamo ad un bambino di due anni.
Se per il neonato l'allattamento a richiesta è il meglio a livello nutrizionale poiché gli permette di ricevere quantitativamente e qualitativamente ciò che in quel momento gli serve inviando messaggi ben precisi alla ghiandola mammaria che reagisce di conseguenza regolando la propria produzione, è anche vero che un bimbo completamente svezzato non ha più bisogno di tali ritmi a livello nutrizionale poiché riceve (o dovrebbe ricevere) tutti i nutrienti dall'alimentazione solida che ormai dovrebbe essere consolidata.
Certo il seno non è solo nutrizione, è vero! Per un neonato è contenimento, abbraccio, coccola: è ritrovare quelle particolari sensazioni che aveva vissuto nel ventre materno fino a poco prima!
Per un neonato, appunto! Perché conosciamo il valore dell'esogestazione, di quei nove mesi/un anno in cui per un corretto sviluppo emotivo e psicofisico occorre assicurargli condizioni quanto più simili a quelle dell'utero, e il seno è una risposta universale, non si può sbagliare!
Il bimbo però cresce e sviluppa molte capacità tra cui l'indipendenza; certo un bimbo cresciuto nell'alto contatto è facilitato proprio in questa acquisizione, è vero, dovrebbe essere un individuo maggiormente sicuro di sé poiché nato e cresciuto in una situazione molto rassicurante e confortante emotivamente e affettivamente parlando! Ma allora come dovrebbe evolvere a quest'età il significato del seno materno per lui? E' ancora il (solo) mezzo che gli da tale rassicurazione? E in che misura? Fino a che punto è corretto (per il suo sviluppo) che sia l'unico mezzo, o quasi, perché il bambino sia rassicurato circa il rapporto emotivo-affettivo con la madre? Quanto tempo e spazio potrebbe togliere allo sviluppo di un diverso modo di rapportarsi tra mamma e bambino tenendo conto delle sue tappe evolutive?
Non mi è mai piaciuto sentir parlare di bimbi che "usano il seno come cuccio", ma forse riflettendo non mi piace quando si tratta di neonati. Perché per un neonato il seno è effettivamente anche rassicurazione e consolazione. Ma per un bimbo, ad esempio, di due anni...quanto si può dire che sia sempre corretto e utile nell'ottica della sua maturazione affettivo-relazionale attaccarsi al seno materno a scopo appunto emotivo e di rassicurazione (chiarito che non è più essenziale a scopo nutrizionale) a richiesta (intendiamoci, la coccola al seno la sera prima di nanna o al mattino nel lettone appena sveglio, piuttosto che quando il bimbo si fa male o in situazioni molto particolari e circoscritte, perché no!!)? E quanto è giusto per la madre? Ho sempre pensato che se per mamma e bimbo un'abitudine, un comportamento o un modo di relazionarsi sono ben accetti da ambo le parti, se rendono felici e soddisfatte ambo le parti, allora siano quelli giusti per loro. Ma molto spesso una delle due parti, nello specifico la mamma, alla lunga avverte la fatica e il peso (talvolta la frustrazione) di tale "dipendenza" in modo crescente. Quante mamme che allattano a richiesta un bimbo "grande" non si sentono molto vincolate da tale relazione? Legate da sentirsi talvolta un pochino "soffocare"? Da desiderare maggior indipendenza? Un occhio in più al proprio lato femminile e anche sessuale? Quante non hanno percepito il desiderio di trovare altri modi/tempi/spazi  con cui relazionarsi col proprio bimbo senza percepire che egli non cerchi in loro solamente la tetta? Senza sentirsi "una tetta"! Quante mamme sento preoccupate che il bimbo le desideri solamente per la tetta per poi perdere interesse!
Se la madre è frustrata e infastidita pensiamo realmente che il bambino non lo percepisca??? Pensiamo sul serio che un seno dato a richiesta con fastidio e frustrazione mantenga i suoi benefici???
Probabilmente il bambino percepisce tali sentimenti e non riuscendo a dar loro un nome si attacca ancora di più a tale relazione seno-mediata in quanto più familiare, immediato e utilizzato mezzo di rassicurazione legato alla figura di sua madre. Dando vita ad un circolo vizioso....
Ora proviamo a rovesciare la medaglia....
...Siamo sicuri che la "dipendenza" dal seno talvolta non parta proprio dalla mamma? Una mamma che per prima vede nel rapporto seno-mediato con il figlio il modo più rassicurante ed immediato per interagire con lui in ogni situazione? L'unico che rappresenti per lei una strada ben solcata e di sicuro successo? Quella strada che magari all'inizio è stata un pochino in salita ma che con l'aiuto di qualcuno è presto divenuta una facile discesa? E' vero infatti che offrendo il seno al neonato non si sbaglia! Ha fame, sete, sonno, bisogno di rassicurazione e consolazione, mal di denti, mal di pancia? Al seno il neonato si calma praticamente sempre! Evviva il seno! Potremmo dire che rende tutto più facile: potenzialmente non ho bisogno di interpretare i bisogni che il bambino manifesta attraverso il pianto non sapendo esprimerli diversamente, quindi poco importa se sia fame o stanchezza, il seno è la risposta. Ma il neonato cresce, diviene un bimbo che impara a manifestare i bisogni in modi diversi e sempre più chiari. Se comunque la risposta resterà sempre e comunque il seno (poiché come detto sopra di facile ed immediata attuazione e di sicuro risultato), come posso pretendere una volta che mi sarà stancata di tale "dipendenza" che lui accetti di buon grado risposte di diverso tipo? E inoltre, sarò capace io, madre, di rispondere con diverse modalità di interazione ai diversi bisogni espressi? Probabilmente capace sì, solo che non lo so perché non l'ho mai fatto avendo a disposizione il seno, risposta universale.
Non me ne vogliate mamme, le mie sono riflessioni, spunti, nulla di universalmente applicabile, sappiamo che non ci sono regole fisse e che ogni mamma conosce al meglio il proprio bimbo e solo lei sa la risposta.
Vi regalo questi spunti, ciascuna nel suo intimo saprà bene che farsene!



lunedì 11 luglio 2016

La SCELTA di tutto ciò che ruota attorno alla maternità è come entrare in una GALLERIA



Se la vita è fatta di scelte da compiere, il periodo della maternità è l'inizio di tutta una serie di scelte  di grande responsabilità, visto e considerato che non riguardano solamente la Madre ma anche il Nascituro, fin da quando esso non è che un desiderio e un pensiero nella mente dei suoi genitori!

Si sceglie anzitutto di essere disposte a dedicare uno spazio dentro di sè, emotivo e mentale prima che fisico, per un'altra persona, mettendo da parte un pezzettino di se stesse per dar la priorità ad essa.
Si sceglie quindi di lasciare che questo spazio, da mentale ed emotivo diventi fisico con la gravidanza, dopo aver valutato e scelto quello che si riteneva essere il tempo migliore per fare questo spazio.
A quel punto ecco che si presentano le prime necessarie scelte "pratiche" come il/la professionista dal quale farsi accompagnare attraverso i bilanci di salute in gravidanza e nella preparazione alla nascita e le tempistiche per effettuare i primi controlli, ecografico ed ematochimici.
Tali scelte sono estremamente connesse tra loro poichè dall'impostazione del primo ne dipendono i secondi. Scegliendo ad esempio un ginecologo probabilmente i controlli potrebbero essere più frequenti ed in numero superiore, mentre facendosi accompagnare da un'ostetrica l'approccio potrebbe essere meno medicalizzato.
Si valuta se effettuare solamente i controlli previsti per la gravidanza fisiologica o se approfondirli con altre indagini, si sceglie quando astenersi dal lavoro, l'ospedale di riferimento per il parto o se intraprendere il percorso per partorire in casa, quindi si sceglie in riferimento ai primi controlli al neonato alla nascita e all'eventuale somministrazione di farmaci o integratori, ma si sceglie persino il destino della propria placenta!
Nato il bimbo si sceglie un pediatra, quindi si sceglie se allattare o meno, quando e come svezzare, se vaccinarlo o meno e quando e in che misura.
Si sceglie di adoperare i pannolini usa e getta oppure quelli lavabili, si sceglie il passeggino e anche di portare in fascia.
Si sceglie di farlo dormire con se, oppure no.
Proseguendo si sceglie se valutare di affidarlo ai nonni, se presenti, in vista del ritorno al lavoro, oppure ad un asilo nido, quindi si sceglie la materna, poi la scuola elementare, lo sport da fargli fare e poi le scuole medie....

Dal momento in cui si SCEGLIE di condividere la propria vita con un figlio, quante SCELTE!!!

E compierle è un po' come entrare in una galleria che porta ad una meta (la vita con un figlio, appunto). La strada principale, che si staglia davanti a se, è il risultato di tutta la serie di scelte che si sono compiute sognando, immaginando e quindi concretizzando quella meta. E più le scelte sono consapevoli, frutto di una buona informazione e dell'interiorizzazione dei risvolti ad esse connessi, maggiormente quella strada sarà liscia, avrà corsie larghe e ben segnate e la galleria sarà illuminata.

                                     

Al contrario, quanto più tali scelte saranno un semplice seguire il flusso dei mezzi che percorrono tale strada, tanto più il terreno potrebbe essere sconnesso, mal segnato e la galleria scarsamente illuminata, potremmo dire che il cammino è INCERTO...perchè frutto di scelte compiute inconsapevolmente (senza una buona informazione a sostenerle) o addirittura compiute da altri!


Riuscite a capire quanto è importante quindi che le nostre SCELTE  appoggino su BASI SOLIDE?
Ma la metafora della galleria non si ferma qui!
Anche la scelta più consapevole e solida può e deve essere riconsiderata alla luce di nuovi risvolti. La vita quotidiana è dinamica, le situazioni cambiano, possono accadere fatti che costringono a rimettersi in discussione e cambiare determinate scelte in altre nuove o diverse ma più calibrate per la nuova situazione. Ecco che percorrendo la galleria possiamo imboccare un'uscita di emergenza o uno svincolo, che portano ad un altro percorso, evidentemente migliore per quel momento.  Le uscite di emergenza e gli svincoli stanno lì ad indicarci la possibilità reale di cambiare una scelta in un'altra al bisogno, senza che cambi la meta finale (la vita col figlio), poichè sono solamente strade diverse che portano ad essa!

Rivedere una scelta e cambiarla strada facendo in caso se ne presenti la necessità non è una sconfitta, ma un forte senso di maturità e responsabilità, qualità così importante in un genitore!!!!
Buone SCELTE  a tutti!!